giovedì 16 ottobre 2008

Pac Man, Pac Woman e Pac Trans

E' opinione diffusa che i videogames siano roba da maschi-eterosessuali-nerd-adolescenti-brufolosi. Ebbene, andando oltre lo stereotipo, ho scoperto che nell'epoca contemporanea è possibile analizzare la visibilità glbt anche attraverso l'evoluzione dei videogiochi.
Già un sito come gaygamers.net (in lingua inglese) può dare un'idea della varietà di orientamento sessuale dell'utenza, con tanto di elezione del gaygamer della settimana, così come il video su YouTube dal titolo "What's the difference", con una carrellata di 20 coppie su 20 divani, ognuna con le proprie specificità davanti alla console o al pc, può dare un'idea della trasversalità dei giochi elettronici. Ma entrando più nello specifico dei contenuti ci si imbatte in un mondo di piccoli dettagli o grandi tematiche che si sono fatte strada tra Play Station, Game Boy e affini, e si può scoprire che l’introduzione più o meno evidente di tematiche omosessuali aumenta nel corso degli anni di pari passo con la visibilità del popolo GLBT.
Partendo dalle origini, la Nintendo ha da sempre attuato una politica di "supervisione" dei suoi prodotti: gli sviluppatori prima di rilasciare un nuovo gioco dovevano sottostare al protocollo dell'azienda nipponica, rendendo improbabile l'uscita di videogame dai contenuti giudicati "ambigui". Nel 1988 però qualcosa sfugge ai rigidi controlli: nel manuale di Super Mario Bros 2 il miniboss Birdo (nella foto in alto) viene descritto come un maschio con "idee...un po' confuse", e il fioccone rosso certo non contribuisce a schiarirle. La censura arriva solo in un secondo tempo, con il ritiro di tutti i manuali invenduti negli USA... ma ormai il tabù è violato! Infatti nelle uscite successive Birdo cambierà il nome in Strutzi e verrà declinato al femminile. Insomma, il primo caso di cyber-transgenderismo! Comunque gli anni passano, i tempi cambiano, e agli albori del nuovo millennio la Rare arriva ad inserire in Banjo-Tooie una rana gay, Jolly Roger, che chiede esplicitamente ai due protagonisti del gioco di salvare il proprio innamorato.

Meno politcally-correct l'altra grande casa di produzione giapponese, la SEGA: l'occidente negli anni '90 importa una grande quantità di giochi, senza torcere il naso davanti a violenza, sangue, e temi (etero)sessuali. Ma non permette di oltrepassare il confine a eventuali riferimenti glbt. Anche qui le maglie della censura si allentano gradatamente, con effetti talvolta comici: è il caso di Phantasy Star II. A differenza della versione nipponica, quella occidentale viene epurata di qualsiasi riferimento all'omosessualità, tranne quella del musicista, un personaggio del gioco che insegna la tecnica musicale al/la giocatore/giocatrice protagonista: ai più attenti non è sfuggito infatti che fa tariffe molto più economiche agli uomini piuttosto che alle donne durante le sue lezioni.
Da qui la carrellata dell'evoluzione glbt prosegue con tutte le identità e gli orientamenti possibili: c'è Curtis Craig, bisessuale in Phantasmagoria 2, ci sono Lady Howard ed Estelle Stiles, donne lesbiche e amanti che condividono lo stesso letto in Gabriel Knight 3, o ancora Vamp, il vampiro esplicitamente bisessuale in Metal Gear Solid 2.
Spostandoci in tempi più recenti, si segnalano Bioshock e Bully, in cui il protagonista, Jimmy Hopkins, può baciare uomini e donne per guadagnare energia. L'aspetto interessante è che nessuno dei personaggi del gioco con diverso orientamento sessuale mostra comportamenti effeminati o stereotipati. Altrettanto interessante il fatto che gli sviluppatori nella Scolarship Edition dello stesso gioco abbiano previsto tra i cosiddetti "trucchi" - per ottenere il punteggio massimo di completamento - l'opzione "Over the rainbow", sbloccabile ricevendo 20 baci dai ragazzini!
Infine merita una menzione particolare Fable, un RPG (Role-playing game, gioco di ruolo) firmato dal guru dei cosiddetti god-games, Peter Molyneux, talmente rivoluzionario che le opzioni di simulazione si spingono fino alla possibilità di fidanzarsi, avere rapporti sessuali e sposarsi con persone dello stesso sesso: in questo mondo virtuale anche le comparse mostrano grande apertura mentale perché non giudicano in alcun modo le scelte del/la protagonista.
Navigando sul web il materiale è molto vasto, ma chi volesse approfondire può cominciare dalla sezione di Wikipedia (in lingua inglese) intitolata "Personaggi GLBT nei videogiochi" e proseguire con la carrellata di giochi con personaggi GLBT in vendita su Amazon.com.
E magari continuare a diffondere nel mondo reale anche le conquiste GLBT del virtuale.

sabato 11 ottobre 2008

Due volte genitori

Se chiedete a qualunque gay o lesbica quale sia stato uno dei momenti più emozionanti della loro vita, è quasi certo che vi risponderanno "fare coming out con i miei genitori!". E' cosa nota.
Ma la reazione di mamma e papà all'evento, e il processo di elaborazione che ne consegue, è un aspetto piuttosto sconosciuto e quasi del tutto inesplorato. Ci ha provato Claudio Cipelletti, già regista nel 1998 del lungometraggio "Nessuno uguale", con un film/documentario dal titolo emblematico "Due volte genitori" (qui il trailer e qui il sito su MySpace).
Ho assistito alla proiezione del film tenutasi a Torino l'8 ottobre 2008 in occasione della presentazione del progetto "Family Matters in Piemonte", a cura dell’Università del Piemonte Orientale e della Regione Piemonte, una ricerca esplorativa sul vissuto delle famiglie piemontesi e italiane con figli/e omosessuali, avente il fine ultimo di sensibilizzare l'opinione pubblica per prevenire la violenza contro giovani gay e lesbiche, in linea con gli scopi del programma comunitario Daphne del quale è parte integrante.
Nel film, prodotto dall'AGEDO - l'associazione di genitori, parenti e amici di omosessuali -
e interpretato dagli stessi soci (persone reali che qui, condividendo il proprio vissuto, assurgono al ruolo di "personaggi"), Cipelletti attraversa le pareti di casa per entrare in una dimensione più intima, per ascoltare e osservare genitori e figli mentre raccontano l'evento del coming out avvenuto nei modi più vari e imprevedibili, con sorrisi, malinconie, pianti e pause di silenzio ricche di suggestione.
Alcune scene sono invece dedicate ad una seduta di auto-aiuto in cui i genitori AGEDO confessano le proprie esperienze, la consapevolezza delle proprie debolezze, gli aspetti più intimi di chi si ritrova ad affrontare una nuova difficoltà, le paure di chi la sta vivendo, i consigli dolci e rassicuranti di chi l'ha già affrontata, metabolizzata.

Il regista coglie però alcuni aspetti comuni
: quando i genitori scoprono per la prima volta di avere un figlio gay o una figlia lesbica si rendono conto di dover rivedere daccapo la loro posizione, rimodulare la scala di valori, fare i conti con le precedenti aspettative, mettersi profondamente in discussione, con una voglia di scoprire questo nuovo mondo sconosciuto (o conosciuto solo attraverso una cattiva informazione) in cui si trovano proiettati loro malgrado... e senza aver avuto la possibilità di prepararsi i bagagli in anticipo! La visione del film è accompagnata in sottofondo dalla certezza che il desiderio di andare avanti in questa esplorazione procede di pari passo con l'amore che madri e padri nutrono per i figli, fino a portarli all'accettazione incondizionata e alla conseguente rinascita: genitori, quindi, per una seconda volta.

P.S. Aggiungo un link ad un video che racconta di un coming out decisamente atipico... assolutamente da vedere ;-)

(Approfitto del post per salutare mamma e papà e mandargli un messaggio: vi voglio bene, due volte!)

giovedì 9 ottobre 2008

Animal Pride a Genova

Visto che non è stata molto pubblicizzata, proviamo a spargere la voce su questa interessante mostra inaugurata il 7 ottobre scorso a Genova. Il titolo è "Against nature?", e rimarrà aperta fino al 7 gennaio 2009 al Museo Civico di Storia Naturale Giacomo Doria.
I lavori esposti a Genova sono una selezione dell'esposizione permanente del Museo di storia naturale dell'Università di Oslo, e data l'assenza di materiale disponibile attualmente sul sito del Museo Doria, consiglio di visitare il sito ufficiale del museo di Oslo (in lingua inglese) per averne un'idea.
La mostra, attraverso fotografie, modelli e installazioni, documenta il fenomeno dell'omosessualità in natura, facendola uscire dai vecchi e radicati stereotipi che ne relegavano la pratica solo in casi di estrema necessità (ad esempio dentro le gabbie degli zoo, o in assenza di animali del sesso opposto). L'elenco di animali che prevedono naturalmente una variabile omosessuale va da minuscoli insetti e giganteschi capidogli passando attraverso delfini, scimmie bonobo, fenicotteri rosa, pappagallini e altri ancora che si accoppiano occasionalmente con animali del loro stesso sesso, oppure formano coppie di fatto per tutta una vita.
Per chi volesse approfondire l'argomento si segnala una pubblicazione del 1999 in lingua inglese e non ancora tradotta in italiano: "Biological exuberance" di Bruce Bagemihl (qui la recensione) un libro che documenta scientificamente l'omosessualità in 450 specie animali e che con la sua uscita ha rivoluzionato l'approccio delle scienze biologiche nei confronti l'omosessualità in natura.
L'arca di Noè è tornata, senza diluvio, e più colorata di prima!