lunedì 4 agosto 2008

Piccoli transgender crescono

La Thailandia è uno stato asiatico con 64 milioni di abitanti, un pil procapite di 8.000,00 dollari (che lo posiziona all’89° posto al mondo), ed un 70% di persone che vivono di agricoltura.

Kampang è una città Tahilandese, con una scuola piena zeppa di adolescenti, in gran parte figli di agricoltori, e di questi tra il 10 e il 20% si riconoscono nella categoria dei lady-boys.

In Thailandia vengono chiamati lady-boys i giovani transgender, adolescenti che sentono di essere imprigionati in un corpo maschile che non gli appartiene, con le loro rispettabili esigenze in fatto di toilette.

Il Preside, Sitisak Sumontha, uomo illuminato e rispettoso di tutte le diversità, ha deciso di istituire una terza porta con i servizi igienici per i lady-boys: dei bagni circondati da fiori e piante tropicali, talmente puliti da aver meritato il “Premio Nazionale per l’Igiene”.

I piccoli transgender possono quindi attraversare senza imbarazzo quella porta, corredata da un simbolo rosso e blu che rappresenta una figura metà bimbo e metà bimba (nella foto), per essere liberi di mettersi il gel nei capelli, un po’ di crema sul viso, e fare un leggero make-up senza rischiare di superare i limiti imposti dal regolamento, ma abbastanza per imparare ad accettarsi valorizzando la propria identità di genere.

“Non siamo maschi”, ha raccontato Triwate Phamanee, 13 anni, uno degli studenti della scuola di Kampang fermamente convinto che un giorno cambierà sesso. “Per questo non vogliamo usare il bagno dei maschi. Vogliamo che si sappia che siamo transgender”. Dello stesso avviso Vichai Saengsakul, 15 anni: “La gente deve sapere che essere transgender non è uno scherzo, è il modo in cui vogliamo vivere la nostra vita. Per questo siamo grati alla scuola per quello che ha fatto”.

Sarebbe bello sentire i giovani studenti dell’evoluto occidente usare toni simili di orgoglio e gratitudine, senza rischiare di beccarsi un 7 in condotta… o di essere imbottiti di Ritalin!

1 commento:

vittoria ha detto...

Vichai Saengsakul, 15 anni: “La gente deve sapere che essere transgender non è uno scherzo". Ha perfettamente ragione il lady-boy tahilandese.

Quando avevo 15 anni dicevo con tutta serenità che nonostante avessi questa corrazza maschile, io mi sentivo altro.........Naturalmente feci scandalo, in provincia, lontana in apparenza da situazioni simili - per molte persone (parenti e non) era impossibile che biologicamente e scientificamente esistesse una persona che vivesse in due dimensioni: la parte femminile, quella interiore e la maschile quella visibile all'esterno.

Non detti assolutamente ascolto ai commenti più o meno scandalistici e affrontai con determinatezza la mia strada e i miei due modi di essere persona. Ovviamente con non poche difficoltà ed ancor oggi a 40 anni non amo la mia parte maschile ed a volte la vorrei distruggere.
Avrei dovuto scegliere altri percorsi - naturalmente con il senno del poi - una persona comprende che l'esistenza è aperta ad altre forme di vita più accettabili e più consone al proprio sentire interiore.

Sono in completa sintonia con le ladies-boy tahilandesi ed auguro a loro un'esistenza più lineare nei percorsi.